A diversi anni di distanza dalla scomparsa di Elias Canetti, la lettura delle sue opere suscita un effetto singolare e le sue ostinate parole rivolte contro l'esistenza della morte acquistano, di fronte al silenzio eterno dello scrittore, una tragicità e una carica suggestiva ancora maggiori e rimbombano come moniti, inducendo alla riflessione.
Canetti visse e pensò per sconfiggere il male che stringe l'uomo nelle sue maglie fin dall'infanzia e a questa remota possibilità dedicò, spesso incompreso, tutto il suo lavoro.
Ma è soprattutto la forte carica morale e l'intensità della lotta di Canetti – tragica, estrema e irrinunciabile contro la sofferenza umana, capace di scandagliare il soggetto fin nei suoi aspetti più profondi, intimi, a volte scomodi e imbarazzanti – che spinge a rileggere i suoi testi e a confrontarsi più da vicino con essi.
Rossana Puntin (Gorizia 1970), laureata in Filosofia all'Univeristà di Padova, giornalista, ha vissuto e lavorato in Germania. Si occupa di problematiche dello sviluppo e della cooperazione.